6 Le piaghe 2 Es 9.10.11

28.11.2025


Vi propongo un incontro diverso dagli altri. I capitoli 9, 10 e 11 del Libro dell'Esodo, proseguono con l'esposizione delle piaghe che il Signore per mano e bocca di Mosè infigge al Faraone. Un incontro che indaghi la Misericordia di Dio e il Suo piano di salvezza e liberazione dell'uomo dallo spettro delle dipendenze, dalla schiavitù che il mondo attraverso l'azione del maligno che ha un nome e questo è satana schiaccia a terra ogni uomo e donna. Nessuno è scevro dall'azione del demonio.

Per iniziare vi propongo la lettura del capitolo 4 della Costituzione Conciliare "Dei Verbum". Per ulteriori approfondimenti potete trovare semplicemente su internet l'intero testo.

CAPITOLO IV

IL VECCHIO TESTAMENTO

La storia della salvezza nei libri del Vecchio Testamento

14. Iddio, progettando e preparando nella sollecitudine del suo grande amore la salvezza del genere umano, si scelse con singolare disegno un popolo al quale affidare le promesse. Infatti, mediante l'alleanza stretta con Abramo (cfr. Gn 15,18), e per mezzo di Mosè col popolo d'Israele (cfr. Es 24,8), egli si rivelò, in parole e in atti, al popolo che così s'era acquistato come l'unico Dio vivo e vero, in modo tale che Israele sperimentasse quale fosse il piano di Dio con gli uomini e, parlando Dio stesso per bocca dei profeti, lo comprendesse con sempre maggiore profondità e chiarezza e lo facesse conoscere con maggiore ampiezza alle genti (cfr. Sal 21,28-29; 95,1-3; Is 2,1-4; Ger 3,17).

L'economia della salvezza preannunziata, narrata e spiegata dai sacri autori, si trova in qualità di vera parola di Dio nei libri del Vecchio Testamento; perciò questi libri divinamente ispirati conservano valore perenne: « Quanto fu scritto, lo è stato per nostro ammaestramento, affinché mediante quella pazienza e quel conforto che vengono dalle Scritture possiamo ottenere la speranza » (Rm 15,4).

Importanza del Vecchio Testamento per i cristiani

15. L'economia del Vecchio Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare profeticamente (cfr. Lc 24,44; Gv 5,39; 1 Pt 1,10) e a significare con diverse figure (cfr. 1 Cor 10,11) l'avvento di Cristo redentore dell'universo e del regno messianico. I libri poi del Vecchio Testamento, tenuto conto della condizione del genere umano prima dei tempi della salvezza instaurata da Cristo, manifestano a tutti chi è Dio e chi è l'uomo e il modo con cui Dio giusto e misericordioso agisce con gli uomini. Questi libri, sebbene contengano cose imperfette e caduche, dimostrano tuttavia una vera pedagogia divina. Quindi i cristiani devono ricevere con devozione questi libri: in essi si esprime un vivo senso di Dio; in essi sono racchiusi sublimi insegnamenti su Dio, una sapienza salutare per la vita dell'uomo e mirabili tesori di preghiere; in essi infine è nascosto il mistero della nostra salvezza.

Unità dei due Testamenti

16. Dio dunque, il quale ha ispirato i libri dell'uno e dell'altro Testamento e ne è l'autore, ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio fosse svelato nel Nuovo. Poiché, anche se Cristo ha fondato la Nuova Alleanza nel sangue suo (cfr. Lc 22,20; 1 Cor 11,25), tuttavia i libri del Vecchio Testamento, integralmente assunti nella predicazione evangelica, acquistano e manifestano il loro pieno significato nel Nuovo Testamento (cfr. Mt 5,17; Lc 24,27), che essi a loro volta illuminano e spiegano.

Come ci insegna già il Vecchio Testamento l'azione di salvezza di Dio per l'uomo passa attraverso la sua Liberazione, questo il senso plastico o fotografico sicuramente profetico degli eventi descritti nel Libro dell'Esodo. Per tentare questa che ho chiamato "indagine" userò la Parola di Dio, in quanto non c'è modo migliore per spiegare la Scrittura utilizzando la Scrittura.

Salmo 101,8

«Ogni mattina sterminerò tutti gli empi del paese per estirpare dalla città del SIGNORE tutti i malfattori».

Mi hanno insegnato che quando troviamo nella Scrittura un termine , che consideriamo centrale ma poco chiaro, la migliore cosa è andare a cercare i suoi sinonimi e allora quelli di EMPIO sono:

Sacrilego Irreligioso Miscredente Blasfemo Profanatore Malvagio Scellerato Crudele Spietato Nefando Infame Perfido.

Bene noi ogni mattina ci alziamo e come la storiella del Leone e della Gazzella, ci troviamo di fronte allo specchio del bagno a dover sterminare questi soggetti, Sacrilego Irreligioso Miscredente Blasfemo Profanatore Malvagio Scellerato Crudele Spietato Nefando Infame Perfido, che costantemente e ripetutamente albergano in noi.

Questo si chiama peccato, ovvero una vita che noi vorremmo giusta ma che invece ci porta a diventare ingiusta. Dice San Paolo (Rm7,18-21): «18Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me».

Dio che conosce questa nostra attitudine all'errore, al mancare costantemente il bersaglio, come dice san Paolo, a cadere nella schiavitù del peccato, (Amartya in greco e khata in ebraico si traducono in errore di bersaglio), ha provveduto in virtù della sua Misericordia a mandare il proprio Figlio tra noi per insegnarci la via della Salvezza.

Gesù, infatti, letteralmente significa "Yahweh è salvezza" o "Yahweh salva"

Sappiamo bene che il Nome nei popoli semiti rappresenta l'essenza dell'essere. Rappresenta la missione che, quel NOME/PERSONA di uomo o di donna, dovrà compiere. Se Gesù significa Yahweh Salva, dobbiamo porci la domanda: da cosa realmente è venuto a salvarci Gesù?

Se non capiamo questo OBBLIGO LOGICO è ben difficile comprendere le azioni di Dio verso il suo popolo, oggi sappiamo per tutti gli uomini.

Rischiamo di fare ciò che facevano gli zeloti che credevano che Gesù fosse effettivamente il Messia ovvero il nuovo re d'Israele che avrebbe liberato gli Ebrei dalla dominazione romana e quando questo non avviene così come alcune cose profondamente importanti per la dignità umana non avvengono ecco che questo nostro Dio lo riteniamo un fallito, un ostacolo, un non esistente e perdiamo l'equilibrio e la prima domanda è: "PERCHÉ?

Il discorso ovviamente è lungo, non immediato, a volte non risolutivo. Solo la Grazia di Dio ci consente di leggere il nostro bisogno di salvezza, ovvero viene prima il perdono dell'effettivo pentimento. Il pentimento è la straordinaria pienezza di gioia per un perdono ricevuto. Io mi pento completamente quando ricevo la grazia di vedere il mio male, la mia schiavitù messa a raffronto con la straordinaria misericordia e il grande amore che mi dona il Signore.

Allora il bisogno di salvezza che ognuno di noi ha, nasce dal bisogno di essere LIBERATI/SALVATI dalla pesantezza dell'idolatria che è purtroppo, nolenti o volenti, incarnata in ognuno di noi.

Ascoltiamo un paio di brani del vangelo:

Mt 9,1-8 - Gesù guarisce un paralitico

1Salito su una barca, passò all'altra riva e giunse nella sua città. 2Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati». 3Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». 4Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5Che cosa infatti è più facile dire: "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Alzati e cammina"? 6Ma, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Alzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va' a casa tua». 7Ed egli si alzò e andò a casa sua

Chi è un paralitico e di cosa ha bisogno? Il paralitico è uno sdraiato nell'impossibilità di fare cose. È al punto più basso, nessuno lo vede, né lui può rivendicare una dignità che non può avere in quanto sdraiato. Se non ci fossero quegli amici, potremmo dire quella comunità che lo assiste e supporta mai avrebbe incontrato il Salvatore. Ma, ripeto, di cosa ha bisogno? Sicuramente di rimettersi in piedi, di riprendere dignità, ma cos'è la dignità se non la presentabilità, il camminare a testa alta, la capacità di agire. Ecco allora Gesù il Salvatore che ben capisce e sa ogni cosa. Il paralitico ha bisogno di pulirsi, di essere lavato e il Salvatore, ripeto che ogni cosa sa, perdona i suoi peccati, attenzione lui, il paralitico, non sa o non dice che ha bisogno di essere perdonato, lui ha bisogno di rimettersi in piedi. Questa è l'azione potente taumaturgica e spirituale che Gesù dona al paralitico. Non ci si rialza solamente con la forza dei propri muscoli.

Analogamente ascoltiamo quest'altro brano dal vangelo di Giovanni:

Gv 8,1-11 - Gesù perdona una donna adultera

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

Episodio conosciutissimo, mi concentro sull'ultimo versetto: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più

Ancora un'azione di salvataggio e liberazione. Gesù non fa morali, non condanna, Gesù perdona, Gesù salva, certo l'azione si completa con il non peccare più perché l'adulterio come ogni peccato, non ce n'è uno che non rispetti questa regola, è sempre un danno all'altro.

Cosa c'entra tutto questo con il Libro dell'Esodo?

In entrambi i casi, ma la Scrittura è piena di questo pensiero, il paralitico e l'adultera sono due figure di schiavitù. Il primo è schiavo del suo stesso lettuccio, è la sua vita, disprezzata, odiata, maledetta, bestemmiata.

Ma è la sua vita.

Non a caso Gesù non dice brucia quei quattro legni della barella, ma gli dice di prendere con se il lettuccio e portarlo a casa sarà la memoria dello svincolo dalla segregazione. L'adultera uguale schiava del sesso ha messo a rischio la sua vita e quella dell'adultero pur di trovare o dare piacere effimero. Anche in questo caso nessuna morale, nessuna parola di rimbrotto: "neanche io ti condanno".

Questa è la schiavitù che ci sta rappresentando Dio. Il faraone è la dipendenza dal sesso, è la dipendenza di qualcosa che mi schiaccia a terra, il faraone è la mia schiavitù, e affinché questa schiavitù sia palese, ovvero si manifesti a me come tale e ne abbia piena coscienza non potrò allontanarmene. E allora lo schiavista/faraone/peccato che mi inabita deve non poterne più. Vi leggo un altro brano del vangelo di Giovanni (5,1ss):

"a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c'è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici. 3 Sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua. 4 Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l'acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l'acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto. 5 C'era là un uomo infermo da trentotto anni. 6 Gesù, vedendolo disteso e sapendo che si trovava in quello stato da molto tempo, gli disse: «Vuoi essere guarito?». 7 L'infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che mi metta nella piscina quando l'acqua è agitata, e, mentre io vado, un altro vi scende prima di me». 8 Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 L'uomo fu guarito all'istante, prese il suo lettuccio e si mise a camminare".

Trentotto anni, una vita intera, l'età media era di quarant'anni, 13.870 giorni che è a un passo dalla guarigione… ma è solo, vorrebbe ma non potrà mai farcela da solo, ma non demorde ha capito, ha coscienza che prima o poi il suo turno arriverà nonostante i suoi 13.870 giorni di lotta e la vita che sta per terminare. Incontra colui che salva che sa che lui vorrebbe ma non può, è solo! Gesù non chiede spiegazioni chiede ciò che vuole e lo salva.

Nel concetto di schiavitù c'è una rappresentazione di debolezza, di povertà, di incapacità a emanciparsi, di morte. In queste quattro definizioni possiamo ovviamente trovare o mettere qualsiasi cosa, ogni cosa, ogni dipendenza dalla droga, al sesso, dagli strozzini, agli abusi di ogni genere, al lavoro sfrenato nel tentativo di arricchirsi, al gioco d'azzardo, financo, ovviamente allo schiavo nel senso pratico del termine ovvero colui che è in catene. Per questi soggetti Gesù è venuto tra noi.

Ancora un testo del vangelo.

Matteo (9,10-13): Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

La storia della salvezza per essere compresa nella maniera corretta deve incarnare questa espressione di Gesù, ovvero la priorità è colui che è ASSOGGETTATO AD ALTRI O DA ALTRO, ovvero NON LIBERO.

Questo è quanto sta avvenendo in questi capitoli del Libro dell'Esodo. Il popolo di Dio schiavo in Egitto è il povero, il derelitto, il peccatore, di cui parlavo, ovvero colui che ha bisogno di essere affrancato. E allora si personifica per comprensibilità e per storia l'azione di Dio nel popolo ebraico. L'affrancamento è necessario per comprendere l'assoluto amore misericordioso di Dio che porterà questo popolo a godere delle dieci Parole, ovvero di quelle parole di vita che determinano la vera e unica libertà.

Questi tre capitoli di cui avremmo dovuto trattare qui li saltiamo. Si ripete infatti la stessa modalità degli altri capitoli riguardanti le piaghe, se vorrete e ve lo consiglio leggeteli per conto vostro tenendo però a mente quanto ho detto finora.

Mi limito a un paio di versetti che mi aiutano a concludere.

9,13 Poi il SIGNORE disse a Mosè: «Alzati di buon mattino, presentati al faraone e digli: "Così dice il SIGNORE, il Dio degli Ebrei: 'Lascia andare il mio popolo, perché mi serva; 14 poiché questa volta manderò tutte le mie piaghe sul tuo cuore, sui tuoi servitori e sul tuo popolo, affinché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra. 15 Perché se io avessi steso la mia mano e avessi percosso di peste te e il tuo popolo, tu saresti stato sterminato dalla terra. 16 Invece io ti ho lasciato vivere per questo: per mostrarti la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato su tutta la terra.

Credo ci si debba fermare per comprendere e anche meditare con attenzione questa frase che Mosè dovrà ripetere al faraone (in questo, in realtà combattimento di Dio contro satana). La rottura con il peccato, perché di questo si tratta, non è automatica. Il peccato è qualcosa di assolutamente pervicace, di difficile distruzione. Dio lo afferma con forza: solo quando l'uomo prenderà piena coscienza della propria piccolezza, il peccato sarà debellato, la schiavitù sarà vinta.

Non è affatto semplice riconoscere nella nostra vita l'azione di Dio a nostro favore. Quanto occorre? Pare chiedersi il Signore, nulla sembra sufficiente. Anche nella precarietà del vivere quotidiano c'è l'azione di Dio, spetta a noi aprire gli occhi, uno dei miracoli più richiamati nei vangeli riguardano proprio la vista. Per Gesù è, infatti, chiara la difficoltà umana a vedere e mantenere ben aperti gli occhi

11,9 Il Signore aveva appunto detto a Mosè: «Il faraone non vi ascolterà, perché si moltiplichino i miei prodigi nel paese d'Egitto». 10 Mosè e Aronne avevano fatto tutti questi prodigi davanti al faraone; ma il Signore aveva reso ostinato il cuore del faraone, il quale non lasciò partire gli Israeliti dal suo paese.

E il cerchio si chiude. Quanto tempo occorre affinché io possa prendere coscienza del mio stato di schiavo? Delle mie dipendenze. Quante azioni dovrà compiere il Signore affinché Lui possa intervenire in me e farmi passare il mar Rosso? Quanto tempo ho per comprendere le azioni di palese male che ho vissuto negli anni della mia vita?