Con Maria...
Una riflessione biblica, in tempo di Avvento, su Maria di Nazareth
"Maria, da parte sua,
custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore." (Lc
2,19)
Nel contesto del racconto della nascita di Gesù a Betlemme, (Lc 2,1-20) l'evangelista Luca sintetizza in questo versetto il modo, raccolto, silenzioso e profondo di Maria, nostra Madre e Maestra, di mettere a confronto la Parola di Dio e la sua vita. Già questo potrebbe bastare ai fini di una riflessione. E' un testo che si presenta a noi in modo sintetico e accurato, di fonte sicura, come è nello stile di Luca. Tuttavia se lo si approfondisce si scoprono significati che sorprendono. Mi soffermerò, pertanto, su 3 parole che sono nel versetto: custodiva, cose, meditandole.
Nella traduzione italiana della CEI del 1974, viene utilizzato il verbo serbava; in quella del 2008, sempre della CEI, il traduttore utilizza custodiva, sia in Lc 2,19, che in Lc 2,51, dove questo versetto viene ripetuto, ma senza la parola meditandole. Ai fini della comprensione del testo in lingua italiana, la differenza tra custodire e serbare non è poi così significativa. Tuttavia, se ci confrontiamo con il testo greco sul sito della CEI (https://www.bibbiaedu.it/GRECO_NT/) la differenza si nota. Luca utilizza due verbi, in parte simili, per via delle particelle syn (mettere insieme) e dia (separare): in 2,19 troviamo synetérei (συνετήρει) e in 2,51 dietérei (διετήρει). Il loro significato può essere maggiorente dettagliato, rispetto a custodiva o serbava. Synetérei: "custodiva attentamente o continuamente" senza tralasciare nulla; dietérei "custodiva con cura – (Papa Francesco, 2024), teneva a mente per non dimenticare". I due verbi sono all'imperfetto indicativo, il tempo storico in greco che deriva dal tema del presente e che, perciò, proietta l'atto del presente nel passato, come a dirci, nel nostro caso, che per Maria non è la prima volta. D'altro canto, nella Bibbia ebraica (chiamata dagli Ebrei TANAK) ricorre molte volte il verbo custodire pieno di richiami che connotano questo verbo secondo il contesto in cui è inserito. Prendiamo, ad esempio, Gen 3,24 dove è scritto: "Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire (שָׁמַר shamar)la via all'albero della vita." Il significato di shamar è rispettare, proteggere, riferito a qualcosa di molto prezioso, come "custodire un tesoro da rispettare e proteggere". La radice è la stessa di Shemà-ascolta, altro riferimento alla preziosità da considerare in queste parole, come a dire: "Ascolta Israele", preparati a custodire attentamente un bene molto prezioso, come in Dt 6,4: "Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore". La stessa radice appartiene alla parola Shalom, altra parola preziosa, perchè significa "pace", connotata di completezza, perfezione, integrità e benessere (Sal 128). Il salmo 119,5 dice: "Siano stabili le mie vie nel custodire (shamar) i tuoi decreti" (i kukkim, le parole che appartengono alla "logica" di Dio). Lo stesso salmo, tuttavia) al versetto 115 dice: "Allontanatevi da me, o malvagi: voglio custodire ( נָצַר nazar o natsar) i comandi (le mizvot, le opere di bene) del mio Dio". Qui, il salmista fa ricorso ad un altro verbo ebraico nazar o natsar, (proteggere in senso buono, mantenere),da cui deriva anche la parola Nazareth; la radice è la parola ebraica nezer o netser, "germoglio"; come a dire: custodire un piccolo germoglio che spunta (Is 11,1). Tutto questo per sottolineare quanto sia importante per Israele custodire, tenere a mente la Parola, come un tesoro, perché appartiene a Dio, e come un germoglio che possiamo veder crescere nella vita, perché diventi un albero grande, forte e robusto che dia frutto, a figura della fede.
E' necessario dettagliare meglio, a questo punto, ciò che Maria custodiva. Luca ci dice: "tutte queste cose". Questo termine "cose" può assumere nella nostra mente un significato generico riassuntivo degli eventi, delle situazioni o degli oggetti visibili, presenti in un dato contesto. In realtà, nasconde qualcosa di più significativo che possiamo cogliere dall'ebraico biblico. "Cosa", come anche "eventi", "fatti" della vita appartengono al campo semantico, di significato, del termine "dabar" che viene indicato per definire la "parola" che esce dalla bocca di Dio, come in Gen 15,1: "Dopo tali fatti (dabar), fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola (dabar) del Signore". Nel racconto della creazione è scritto "Dio disse: Sia la luce! … E la luce fu." e questo per ogni atto creativo successivo.(Gen. 1,3-27). La Parola di Dio è creatrice e, con buon fondamento, la Lettera agli ebrei dice: "Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall'invisibile ha preso origine il mondo visibile" (11,3) come a dire che nel visibile degli accadimenti e dei fatti Dio ha messo la sua impronta: la parola.
Luca ci dà una ulteriore, significativa, chiave di lettura ed è l'impiego del verbo greco synballousa (συμβάλλουσα) che nel testo italiano viene tradotto con "meditandole" (Lc 2,32). Il suo campo semantico è più ampio e comprende anche mettere insieme, riunire due cose (Papa Francesco, 2024). La particolarità di questo verbo in greco è il suo peculiare utilizzo in senso giuridico. Nelle situazioni di una stipula di un contratto, di un prestito, di un affitto o altro di genere contrattuale, stabilita a voce dai due contraenti, veniva rotto un coccio; se ne prendevano due pezzi, perfettamente combacianti e consegnati singolarmente ai due. Ciò garantiva la piena titolarità dei contraenti e la validità degli accordi, al termine dei tempi pattuiti. Fuori dal significato giuridico, Luca vuole dire che il meditare di Maria è costituito da due parti di un unico accordo o, se si preferisce, di una promessa: da un lato, la Parola di Dio, alla quale Maria risponde con adesione immediata ("Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»" Lc. 1,38; dall'altra gli eventi della propria vita ("Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?»" Lc. 1,34). Il loro combaciare attesterà la piena titolarità dei due contraenti e la sua compiutezza ("«...nulla è impossibile a Dio»" Lc 1,38). Meditare è, perciò, mettere insieme "tutte queste cose", riunendole e ordinandole. Non è certo un caso che Luca chiude i suoi primi due capitoli dedicati tutti all'infanzia di Gesù così: "Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." (2,51-52), dove la parola meditandole non c'è più.
L'Avvento è un tempo forte, di grazia, durante il quale possiamo iniziare o continuare a vivere la Parola di Dio e farne esperienza con Maria. In piena umiltà, senza alcuna superbia, possiamo affidare a Dio la nostra vita, mentre si custodisce nel cuore una Parola ascoltata, che ci ha colpito nel vivo di un desiderio e della propria esperienza, certi che Lui la compirà e ce ne darà piena contezza mediante gli eventi della nostra vita con nel cuore una preghiera: "Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita." Sal 139(140), 23.
Gerardo Rapini