4 Dal faraone
Come ormai consuetudine, riprendo un punto molto importante venuto fuori durante la discussione di giovedì scorso, più o meno era così: la fede come si raggiunge se è impossibile comprendere la Bibbia e a volte addirittura condividerne le parole o i racconti, particolarmente l'Antico Testamento, a causa dell'apparente crudezza che troviamo in alcuni passaggi?
Ma non è così. Anzitutto è un testo la cui origine risale almeno a tremila anni fa, di conseguenza era necessario, al fine di far passare una serie di concetti, utilizzare il linguaggio e il modus vivendi dell'epoca, ma è e resta Parola di Dio ovvero Parola Ispirata.
Inoltre, come abbiamo già detto svariate volte, il Libro dell'Esodo non è un libro storico ma profetico, di indirizzo, di formazione. È un Libro che ci chiama a camminare, cioè a non stare fermi, bloccati spesso e volentieri dai nostri pregiudizi. La liberazione avviene proprio nel "camminare". Nel gergo ecclesiale chiamiamo, ogni attività "cammino".
Dalle vicende raccontate in Esodo nasce e si struttura il popolo di Dio, quel popolo che Dio annuncia ad Abramo a Isacco a Giacobbe e via giù fino a noi sempre con l'intento di liberare l'uomo dalle proprie dipendenze, schiavitù vizi che ognuno di noi ha. È per questo che il testo dell'Esodo è Parola di Dio. È la stessa Parola di Dio, vi do questa notizia, di cui parla Gesù del Nuovo Testamento.
E sempre Gesù è quello che dice senza mezzi termini: neanche uno yod sarà cancellato. Ciò sta a significare che dobbiamo fare il grande sforzo di aprire cuore e mente a questa Parola perché è Dio che parla, è Dio che vuole dirci qualcosa che forse oggi non capiremo o capiremo solo parzialmente ma lo Spirito Santo di Dio è colui che agisce, non dipende certo da noi e dalla nostra volontà.
A tal proposito, sembra fatto apposta, ma, credetemi, è fatto apposta, Gesù stesso ci da la risposta a questa confusione che cresce in noi e tramite l'evangelista Marco sentite cosa ci dice:
«Diceva: il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce come egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco…»
Non siamo noi quindi i fautori della nostra fede, né la fede è, preventivamente, necessaria per poter affrontare una relazione con Dio, è l'esatto contrario, accettiamoci per come siamo, con fede senza fede, istruiti, ignoranti, dubbiosi e lasciamo che quel seme cada in terra, senza impedimenti orgogliosi e superbi, poi il resto non è affar nostro.
Eravamo rimasti qui al termine del capitolo 4
27 Il
Signore disse ad Aronne: «Va' incontro a Mosè nel deserto!». Andò e lo incontrò
al monte di Dio e lo baciò. 28 Mosè riferì ad Aronne
tutte le parole con le quali il Signore lo aveva inviato e tutti i segni con i
quali l'aveva accreditato.
29 Mosè e Aronne andarono e adunarono tutti gli anziani
degli Israeliti. 30 Aronne parlò al popolo,
riferendo tutte le parole che il Signore aveva dette a Mosè, e compì i segni
davanti agli occhi del popolo. 31 Allora il popolo
credette. Essi intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva
visto la loro afflizione; si inginocchiarono e si prostrarono.
Esodo 5
1 Dopo, Mosè e Aronne vennero dal faraone
Con questo capitolo 5 inizia la vera e contrastata trattativa, in realtà un vero scontro tra potenze da un lato il faraone, figura del regno del male, e dall'altro i due mandati dal Signore: Mosè e Aronne, ovvero Dio stesso attraverso i suoi mediatori. La situazione è chiara non c'è molto di nuovo, possiamo richiamare il capitolo 2 per comprendere l'azione: «Dio udì i loro gemiti… si ricordò del suo patto… vide i figli di Israele e ne ebbe compassione.
Un dato storico: probabilmente si tratta di Ramses II succeduto a Ekhnaton e a suo figlio Tutankhamon. Ekhnaton di probabile religione monoteistica potrebbe essere stato l'ispiratore "spirituale" di Mosè. C'è un particolare interessantissimo: il salmo 104 corrisponde al grande inno di Ekhnaton nei versetti dal 20 al 30. La fonte storica è tratta dalla "Storia degli Ebrei" di Michel Abitbol (Einaudi)
e gli annunziarono: «Dice il Signore, il Dio d'Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!». 2 Il faraone rispose: «Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele!». 3 Ripresero: «Il Dio degli Ebrei si è presentato a noi. Ci sia dunque concesso di partire per un viaggio di tre giorni nel deserto e celebrare un sacrificio al Signore, nostro Dio, perché non ci colpisca di peste o di spada!». 4 Il re di Egitto disse loro: «Perché, Mosè e Aronne, distogliete il popolo dai suoi lavori? Tornate ai vostri lavori!».
Possiamo considerare questa espressione del Faraone proprio l'inizio della lotta. Il lavoratore schiavizzato è di proprietà di chi ha il potere. Ogni distrazione può essere letta e vissuta come presa di coscienza, presa d'atto che la schiavitù è l'antitesi della liberazione dalle dipendenze.
5 Il
faraone aggiunse: «Ecco, ora sono numerosi più del popolo del paese, voi li
vorreste far cessare dai lavori forzati!».
6 In quel giorno il faraone diede questi ordini ai
sorveglianti del popolo e ai suoi scribi: 7 «Non darete
più la paglia al popolo per fabbricare i mattoni come facevate prima. Si
procureranno da sé la paglia. 8 Però voi dovete
esigere il numero di mattoni che facevano prima, senza ridurlo. Perché sono
fannulloni; per questo protestano: Vogliamo partire, dobbiamo sacrificare al
nostro Dio! 9 Pesi dunque il lavoro su questi uomini
e vi si trovino impegnati; non diano retta a parole false!».
C'è un
contraltare, di fronte all'oggettiva pesantezza del fardello della schiavitù,
il Faraone alla richiesta di un viaggio di tre giorni intuisce che una volta usciti
dal regime di dipendenza, una volta respirata l'aria della libertà, una volta
conosciuta la potenza liberatrice del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe ben
difficilmente si sarebbe tornati alla situazione precedente.
Quindi il Faraone agisce di conseguenza rende ancora più pesanti le condizioni di lavoro, affinché gli schiavi potessero guardare indietro a una situazione tutto sommato vivibile.
Questo atteggiamento di ripensamento lo vedremo ancora, più avanti in quanto permarrà durante i quaranta anni di cammino nel deserto.
10 I
sorveglianti del popolo e gli scribi uscirono e parlarono al popolo: «Ha
ordinato il faraone: Io non vi dò più paglia. 11 Voi
stessi andate a procurarvela dove ne troverete, ma non diminuisca il vostro
lavoro».
12 Il popolo si disperse in tutto il paese d'Egitto a
raccattare stoppie da usare come paglia. 13 Ma i
sorveglianti li sollecitavano dicendo: «Porterete a termine il vostro lavoro;
ogni giorno il quantitativo giornaliero, come quando vi era la paglia». 14 Bastonarono
gli scribi degli Israeliti, quelli che i sorveglianti del faraone avevano
costituiti loro capi, dicendo: «Perché non avete portato a termine anche ieri e
oggi, come prima, il vostro numero di mattoni?».
15 Allora gli scribi degli Israeliti vennero dal faraone
a reclamare, dicendo: «Perché tratti così i tuoi servi? 16 Paglia
non vien data ai tuoi servi, ma i mattoni - ci si dice - fateli! Ed ecco i tuoi
servi sono bastonati e la colpa è del tuo popolo!». 17 Rispose:
«Fannulloni siete, fannulloni! Per questo dite: Vogliamo partire, dobbiamo
sacrificare al Signore. 18 Ora andate, lavorate! Non
vi sarà data paglia, ma voi darete lo stesso numero di mattoni».
La verità ribaltata, ora la chiamiamo propaganda. È sempre colpa del più debole. Guardate ciò che sta avvenendo nel mondo. Tragicamente nulla è cambiato.
Ma è proprio il più debole ad avere bisogno di supporto, di intervento. Da solo non è in grado di liberarsi, forse neanche di ribellarsi "per far sì che ciò avvenga, come dice don Fabio Rosini, è necessario che lo scontro si radicalizzi. L'uomo prima di essere liberato e condotto alla verità deve comprendere nella sofferenza ciò che sta avvenendo senza la sofferenza non si vede né si agogna il bene." E questa aggiungo io è l'esperienza che abbiamo fatto ognuno di noi, quando scopriamo che Cristo Gesù è effettivamente il nostro liberatore, sicuramente venivamo da una grande sofferenza.
19 Gli scribi degli Israeliti si videro ridotti a mal
partito, quando fu loro detto: «Non diminuirete affatto il numero giornaliero
dei mattoni». 20 Quando, uscendo dalla presenza del
faraone, incontrarono Mosè e Aronne che stavano ad aspettarli, 21 dissero
loro: «Il Signore proceda contro di voi e giudichi; perché ci avete resi odiosi
agli occhi del faraone e agli occhi dei suoi ministri, mettendo loro in mano la
spada per ucciderci!».
22 Allora Mosè si rivolse al Signore e disse: «Mio
Signore, perché hai maltrattato questo popolo? Perché dunque mi hai inviato? 23 Da
quando sono venuto dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha fatto del
male a questo popolo e tu non hai per nulla liberato il tuo popolo!».
Perché mi hai mandato? Fare la volontà di Dio è un'operazione che può apparire senza senso, addirittura controproducente. Anzi: Mosè e Aronne ora appaiono loro i responsabili dell'incrudimento della vita degli ebrei da parte del faraone ovvero il potere maligno, il fautore delle dipendenze… C'è un vangelo (Mc 1,24) che sintetizza questo concetto, ascoltiamo: «21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio».
Esodo 6
1 Il SIGNORE disse a Mosè: «Ora vedrai quello che farò al faraone; perché, forzato da una mano potente, li lascerà andare: anzi, forzato da una mano potente, li scaccerà dal suo paese».
2 Dio
parlò a Mosè e gli disse: «Io sono il SIGNORE. 3 Io
apparvi ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, come il Dio onnipotente; ma non fui
conosciuto da loro con il mio nome di SIGNORE. 4 Stabilii
pure il mio patto con loro, per dar loro il paese di Canaan, il paese nel quale
soggiornavano come forestieri. 5 Ho anche udito i
gemiti dei figli d'Israele che gli Egiziani tengono in schiavitù e mi sono
ricordato del mio patto. 6 Perciò, di' ai figli
d'Israele: "Io sono il SIGNORE; quindi vi sottrarrò ai duri lavori di cui
vi gravano gli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi salverò con
braccio steso e con grandi atti di giudizio. 7 Vi
prenderò come mio popolo, sarò vostro Dio e voi conoscerete che io sono il
SIGNORE, il vostro Dio, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli
Egiziani. 8 Vi farò entrare nel paese che giurai di
dare ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Io ve lo darò in possesso; io sono il
SIGNORE"».
9 Mosè parlò così ai figli d'Israele; ma essi non diedero
ascolto a Mosè a causa dell'angoscia del loro spirito e della loro dura
schiavitù.
La logica del male sembra abbia sempre la meglio, prende il sopravvento, schiaccia a terra, deprime, sembra sempre senza via d'uscita. Dio appare costretto a rianimare Mosè ora attaccato dalla forza del male e dalle forze che preferiscono restare nella schiavitù. Sono quattrocento anni che viviamo in questa condizione, ma viviamo, appena sembra possibile l'uscita dalle dipendenze ecco che il "si stava meglio quando si stava peggio" riemerge, è il motto del qualunquismo, del lasciare le cose così come stanno.
Per rompere questo stallo che vede il mediatore Mosè apparentemente sconfitto che obbliga Dio a ripercorrere il racconto dell'alleanza indelebile con i figli di Abramo, Isacco, Giacobbe. La terra promessa è una promessa inalienabile. Lì Dio condurrà il proprio popolo dopo un cammino nel deserto che diventa prodromico all'uscita definitiva dalla schiavitù.
10 Il SIGNORE parlò a Mosè e disse: 11 «Va',
parla al faraone re d'Egitto, perché egli lasci uscire i figli d'Israele dal
suo paese». 12 Ma Mosè parlò in presenza del
SIGNORE, dicendo: «Ecco, i figli d'Israele non mi hanno dato ascolto; come
vorrà darmi ascolto il faraone, dato che io non so parlare?»
13 Il SIGNORE parlò a Mosè e ad Aaronne e comandò loro di
andare dai figli d'Israele e dal faraone, re d'Egitto, per far uscire i figli
d'Israele dal paese d'Egitto.
Di colpo il testo del libro cambia argomento. Di cosa si tratta? Una sovrascrittura? Un testo incollato in un punto sbagliato del Libro? Sta di fatto che di colpo l'estensore del Libro smette di parlare del progetto di Liberazione e dettaglia la genealogia di Mosè.
14 Questi
sono i capi delle loro famiglie. Figli di Ruben, primogenito d'Israele: Chenoc
e Pallu, Chesron e Carmi. Queste sono le famiglie dei Rubeniti.
15 Figli di Simeone: Iemuel, Iamin, Oad, Iachin, Socar e
Saul, figlio della Cananea. Queste sono le famiglie dei Simeoniti.
16 Questi sono i nomi dei figli di Levi, secondo le loro
generazioni: Gherson, Cheat e Merari. Gli anni della vita di Levi furono
centotrentasette.
17 Figli di Gherson: Libni e Simei, con le loro diverse
famiglie.
18 Figli di Cheat: Amram, Isar, Ebron, Uziel. Gli anni
della vita di Cheat furono centotrentatré.
19 Figli di Merari: Mali e Musi. Queste sono le famiglie
dei Leviti, secondo le loro generazioni.
20 Amram prese per moglie Iochebed sua zia; ella gli
partorì Aaronne e Mosè. Gli anni della vita di Amram furono
centotrentasette. 21 Figli di Isar: Core, Nefeg e
Zicri. 22 Figli di Uziel: Misael, Elsafan e Sitri.
23 Aaronne prese per moglie Eliseba, figlia di Amminadab,
sorella di Naason. Lei gli partorì Nadab, Abiu, Eleazar e Itamar.
24 Figli di Core: Assir, Elcana e Abiasaf. Queste sono le
famiglie dei Coriti.
25 Eleazar, figlio di Aaronne, prese per moglie una delle
figlie di Putiel ed ella gli partorì Fineas. Questi sono i capi delle famiglie
dei Leviti nei loro diversi rami.
26 Questi sono quell'Aronne e quel Mosè ai quali il
SIGNORE disse: «Fate uscire i figli d'Israele dal paese d'Egitto, inquadrati
nelle loro schiere». 27 Essi sono quelli che
parlarono al faraone, re d'Egitto, per far uscire i figli d'Israele
dall'Egitto: sono quel Mosè e quell'Aaronne.
Dio ordina di nuovo a Mosè di presentarsi
al faraone
28 Quando il SIGNORE parlò a Mosè nel paese
d'Egitto, 29 il SIGNORE gli disse: «Io sono il
SIGNORE; di' al faraone, re d'Egitto, tutto quel che dico a te». 30 Mosè
rispose, in presenza del SIGNORE: «Ecco, io non so parlare; come vorrà darmi
ascolto il faraone?»
Aronne e Mosè sono inseriti in una lunga genealogia che parte dai figli di Giacobbe o Israele come sarebbe più corretto dire. Oggi si direbbe: «non sono due scappati di casa» sono due uomini del popolo prescelto da Dio, profondamente inseriti nel corpo e nella struttura della storia d'Israele. E il Signore questo vuole ribadire è dal cuore stesso del suo popolo che nasce la liberazione.
Questo il senso di quell'apparente stranissima interruzione letteraria.
Mosè e in seconda battuta Aronne sono dentro il progetto di salvezza di Dio.
Loro due sono gli strumenti di cui si serve Dio. È opportuno ribadire un
concetto: Dio non agisce mai in prima persona ma si avvale di mediatori e
questi mediatori sono uomini e donne di ogni tempo scelti da Dio. E questo vale
ancora oggi: il cristiano ha nella Chiesa, nei suoi ministri nel Papa gli
strumenti di liberazione dalle dipendenze che affliggono e legano gli uomini di
ogni tempo, come se il tempo non esistesse e tutti fossimo dentro una bolla che
confonde il tempo stesso. I greci avevano capito questo concetto da sempre
indicando il tempo con due sostantivi Kronos e Kairos: Kronos il tempo che noi
contiamo quello dei nostri orologi, Kairos il tempo dell'azione di Dio!